Lavori Offshore

Dove si svolgono

Il termine inglese offshore (fuori costa) indica genericamente le opere realizzate dall’uomo in mare, lontano dalle coste. L’ingegneria che si occupa della costruzione e dell’istallazione di queste opere viene analogamente detta offshore. La stragrande maggioranza di queste opere è legata allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi e di gas. Recentemente, si è verificata una notevole diversificazione nella progettazione ed esecuzione di opere offshore, non più solo collegate all’attività di estrazione petrolifera ma, con l’avvento dello sfruttamento delle energie rinnovabili (green energy), anche progetti per lo sfruttamento dell’energia prodotta dal moto ondoso e soprattutto dal vento; infatti negli ultimi anni c’è stato un incredibile incremento delle istallazioni di campi eolici, che per tutti gli esperti, saranno nel prossimo futuro, la maggior fonte energetica del pianeta.

Altre attività richiedono la presenza di opere “offshore”, ubicate appunto in mare aperto, come: le tubazioni per il trasporto di prodotti di varia natura (per es. gasdotti e oleodotti; tubazioni di scarico degli impianti di trattamento di acque reflue; acquedotti per il rifornimento di isole); le opere di presa e di restituzione di acqua marina per impianti di raffreddamento di centrali termoelettriche o di altri impianti industriali; le opere per la segnalazione di rotte o di canali e per la misurazione dei parametri oceanografici. Vi è inoltre, ma non ultima, l’esplorazione di fondali oceanici profondi per scopi diversi da quelli petroliferi (estrazione di minerali diversi, quali il nichel e il manganese, presenti in grande quantità in alcuni siti).

La lontananza dalle coste, delle istallazioni offshore, può essere anche notevole. Convenzionalmente fino a pochi anni fa, erano pensabili istallazioni poste su fondali con una batimetria massima di 250-350 metri, che ne limitavano il campo di applicazione. Attualmente però, anche per il continuo incremento di richiesta dei prodotti petroliferi e la possibilità di estrazione dai fondali marini di prodotti diversi da quelli petroliferi, sono aumentate le profondità degli impianti offshore e le difficoltà ambientali (per es. mare Artico) dove vengono istallati, proiettando l’ingegneria e il lavoro offshore dell’uomo, verso strutture sempre più impegnative dal punto di vista tecnico ed economico. Queste nuove difficili e impegnative esplorazioni si sono potute realizzare soprattutto con l’avvento della tecnologia ROV (Remotely Operated Vehicle), veicoli a controllo remoto, capaci di sostituire l’uomo in molte attività subacquee che si svolgono a grande profondità.

Nel campo dello sfruttamento petrolifero, l’attività offshore di esplorazione è stata estesa praticamente a tutti i mari del pianeta e ha portato un progressivo aumento delle riserve petrolifere accertate. Si stima che dell’intera riserva mondiale di petrolio, circa il 30% si trovi al di sotto dei fondali marini.

Le zone più interessanti sono risultate il Mare del Nord, il Golfo del Messico, il Golfo Arabico, il Mar Caspio, le coste africane occidentali, quelle dell’Alaska e dell’Australia. In Italia vi sono giacimenti abbastanza importanti, nel Mar Adriatico e nel Canale di Sicilia.

Che cosa è il lavoro offshore

Lavorare sulle piattaforme/installazioni offshore non è sempre un’esperienza facile per tutti…Il tempo libero limitato, lo spazio confinato, la lontananza dalla famiglia e dall’ambiente abituale non sono fattori trascurabili.  I lati positivi sono: lo stile avventuroso del lavoro, la buona paga rispetto ad un lavoro sulla terra ferma e i periodi di vacanza abbastanza lunghi (si lavora generalmente, a seconda del ruolo svolto, in turni di 40-50 giorni, alternati a periodi di vacanza, più o meno della stessa lunghezza).

Le tipologie delle mansioni svolte sono le più varie. Sono richiesti ingegneri, geologi, geofisici, programmatori, ricercatori, medici, surveyor marinai, saldatori, meccanici, elettricisti, sommozzatori.

Normalmente l’età minima per tutti i lavoratori prima di approcciarsi al lavoro offshore è tra i 25 e i 30 anni; sono richieste competenze specifiche per le quali i lavoratori devono seguire impegnativi e specifici corsi di formazione a prescindere dal ruolo svolto, che sono necessari per salire a bordo di una installazione offshore. Obbligatorio per il lavoro offshore è un perfetto stato di salute, che viene certificato ogni anno da medici specialisti in possesso delle competenze per accertare l’idoneità psico-fisica al lavoro offshore, rilasciando una certificazione internazionale senza la quale è impossibile salire a bordo di tali installazioni o navi.

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